La vite nasce rampicante

Cari lettori,

l’argomento di questo Eco del PaperCigno mi sembra la naturale conseguenza dei precedenti numeri, dove ho spiegato l’origine del nome Le Manzane e il significato delle parole che accompagnano il viticoltore.

È normale, ora, fare un passo indietro per vedere come è nata la vite e come si è sviluppata nel tempo.

I vigneti che siamo abituati a vedere, con le piante tutte in riga a distanze precise una dall’altra, sono opera dell’uomo.

La vite, per sua natura, cresce strisciando sul terreno ed ogni nuovo tralcio a contatto con la terra sviluppa nuove radici e origina nuove piante. Possiamo considerarla a tutti gli effetti una pianta rampicante.

Il modo in cui le viti vengono “messe in riga” dall’uomo si chiama “forma di allevamento”. Ce ne sono alcune che non hanno bisogno di supporti, come l’alberello, che vede la vite così bassa da non arrivare neanche a mezzo metro di altezza, in alcuni casi.

In sistemi di allevamento diversi, come il Sylvoz, ampiamente diffuso nell’area di Conegliano-Valdobbiadene, la vite necessita di fili e pali ed il suo tronco viene lasciato crescere fino a raggiungere l’altezza di un metro e mezzo, o anche di più, in modo da proteggere l’uva da un’eccessiva umidità presente nelle zone basse vicine al terreno.

La vite si adatta a climi e terreni diversi con capacità sorprendenti e anche per questo motivo, i romani, in passato, la portavano ovunque si spostassero.

Chi di voi ha notato quale forma di allevamento usiamo nei vigneti de Le Manzane? Bravi, avete detto bene! Tutte le varietà che ricoprono gli appezzamenti aziendali sono coltivate a Sylvoz.

I 7 appezzamenti si trovano tutti intorno alla cantina, il più distante è a 7 chilometri e possiamo andarci tranquillamente a piedi, se abbiamo voglia di una bella passeggiata rigenerante nel verde.

È importante avere i vigneti vicini perché significa che, nel periodo di vendemmia, ci mettiamo davvero poco tempo a portare l’uva in cantina così arriva sana come l’abbiamo colta e nel bicchiere troviamo intatte tutte le sue caratteristiche organolettiche.

La forza sconvolgente del vino penetra l’uomo e nelle vene sparge e distribuisce l’ardore. Tito Lucrezio Caro

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